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Diario di Viaggio: Elba, 10/12 Maggio 2019

(DI STEFANIA PARADISO)

Primo traghetto. Prima isola. Prima volta su un gommone. Prima immersione in mare.

Se qualcuno mi chiedesse di scegliere una data che meglio renda l’idea di felicità per me, il 10 maggio, sarebbe una di quelle.

Quante prime volte in un solo giorno e quante emozioni!

Con Valter, Gianni e Marina abbiamo deciso di partire all’alba in modo da prendere il traghetto alle 10 e arrivare all’Elba in tempo per fare due immersioni.

Eccitati e un po’ assonnati alle 6 abbiamo caricato le auto e siamo partiti. A Piombino però un guasto al traghetto ha scombinato i nostri piani e siamo arrivati più tardi in hotel. Sbrigate le pratiche burocratiche ci siamo subito attivati per fare almeno un’immersione pomeridiana.

Col prezioso aiuto di Marina ho indossato la mia nuova muta e ho raggiunto il gommone dal pontile. Grazie all’aiuto di alcuni istruttori e di Riccardo, il responsabile del diving, sono passata dalla mia inseparabile sedia a rotelle al gommone.

Direzione Scoglietto, lato Est.

E’ tutto così nuovo, elettrizzante. Sono contenta ma, al contempo, ho paura di sbagliare, di non essere capace. Respiro e mi lascio andare. Mal che vada sbaglio ma non ci sarà nulla che io non abbia già studiato o provato in piscina e che non sappia fare.

L’immersione deve essere un piacere ed è ora il momento di godersela.

Il gommone lancia l’ancora e tutti completiamo la vestizione.

Io scendo per ultima e grazie ai consigli di Valter capisco quanto lo sguardo di ognuno sia importante per gli altri. Io che ho il timore che le mie difficoltà levino leggerezza agli altri comprendo che su quel gommone, disabile o no, ognuno ha bisogno dell’altro.

Erogatore in bocca, Gav gonfio, mano sulla maschera: mi butto all’indietro e galleggio in mezzo a quei meravigliosi colori.

 

Mani sulla cima, sgonfio il Gav e con Valter davanti e Gianni che tiene la bombola iniziamo a scendere. La discesa è un po’ difficoltosa con questo corpo funzionante a metà ma già a quasi 5 metri capisco quanta cose meravigliose ci sono da vedere.

Posidonia, barracuda, castagnole… ogni cosa cattura il mio sguardo e capisco che è assolutamente necessario fare anche il corso di biologia marina per conoscere e amare ancor di più quello che sto vedendo.

Capisco quanto ancora devo lavorare sull’assetto ma per essere una prima volta decido di essere un po’ più indulgente con me stessa.

Pian piano risaliamo e mentre aspettiamo che risalgano gli altri ci scambiamo le prime sensazioni: il buon controllo emotivo, la concentrazione e il lavoro del “mio” team ha fatto sì che tutto andasse bene.

Il giorno dopo decidiamo di fare due immersioni in mattinata perché le previsioni meteo delle ore successive non sono ottime e da allieva non saprei ancora gestirle.

Alle 9 si riparte, direzione Scoglietto, lato Est.

Gianni e Fabrizio tolgono dei pesi alle caviglie per migliorare la posizione del mio corpo in acqua e stavolta scendiamo più giù. Vedo una stella marina, lo spirografo e altri pesci a me sconosciuti. Faccio il pieno di tanto blu e pian piano risaliamo. Dopo la sosta di sicurezza a 5 metri emergiamo e forti braccia mi riportano sul gommone.

Alle 12 si riparte alla scoperta del lato Ovest.

Questa terza immersione è stata quella che ho amato di più: sono ancora più tranquilla e ho rotto il ghiaccio con un ambiente nuovo. Grazie a Gianni che mi aiuta con la bombola e a controllare le gambe, Fabrizio mi prende per mano e mi porta a vedere nuove cose, nuovi colori, un nuovo mondo.

Sono risalita con gli occhi e l’anima colmi di bellezza, benessere e gratitudine.

Che l’acqua sarebbe stata uno degli elementi di riscatto nella mia vita l’ho capito da quando a 14 anni, dopo esser rimasta in sedia a rotelle a 13, ho imparato a nuotare.

Le sensazioni di libertà, di profondità, di benessere ero certa le avrei trovate anche nella subacquea. Ho cercato a lungo un corso adatto ai disabili ma sembrava un sogno irrealizzabile fino a quando non ho scoperto L’Uomo e il Mare.

Ho avuto paura di non essere all’altezza e che la realizzazione del mio sogno richiedesse troppa fatica agli altri. Su quel gommone invece ho capito che nessuno può fare tutto da solo. Ci sono accorgimenti diversi, barriere architettoniche da superare e tecniche da affinare: ma la profondità non ha pregiudizi.

Oltre al sommerso ho scoperto un mondo di gentilezza e attenzione rara. Sono entrata in una grande famiglia la quale ha deciso di far sì che anche io vivessi un’esperienza meravigliosa.

Tendiamo spesso a dare per scontate molte cose e per questo ci tengo a sottolineare tale attenzione. Senza la volontà e l’apporto di ognuno oggi non sarei qui a raccontarlo. Nessuna barriera può essere superata da soli.

Questo è solo l’inizio. Nuove cose da imparare, tanta tecnica da migliorare ma “c’è che ormai ho imparato a sognare e non smetterò”.

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