Requisiti

  1. 12 anni
  2. Brevetto di I Livello (ESA Open Water Diver o equivalente; oppure ESA Junior Open Water Diver o equivalente)
  3. Certificato medico sportivo per attività subacquea non agonistica in corso di validità

Caratteristiche

  1. Conseguimento del brevetto ESA Eco Diver
  2. Miglioramento delle conoscenze, dell’approccio e della sensibilità dei subacquei nei confronti della flora e della fauna marina

Prezzo

  • 180
  • 150 ridotto per soci

Descrizione

  • 3 unità teoriche
  • 3 uscite in acque libere

Le prime forme di composti organici sulla Terra comparvero circa 3,8 miliardi di anni fa; dovettero trascorrere 3 miliardi di anni perché comparissero negli oceani ancestrali i primi organismi pluricellulari, ma altri 500 milioni di anni furono sufficienti perché nei mari del pianeta fossero presenti più o meno tutti i gruppi animali che conosciamo oggi. Buoni ultimi, qualche decina di milioni di anni dopo, arrivarono

i primi pesci ossei, così le basi della biodiversità presente oggi, vertebrati compresi, c’erano tutte. Nei milioni di anni a seguire gruppi di piante ed animali abbandonarono le acque per colonizzare le terre. Cinque grandi estinzioni di massa sconvolsero la vita del pianeta, ciascuna ben più di quanto potrebbe sconvolgerla il più terribile disastro causato dall’uomo, come una catastrofe nucleare. Eppure i mari del pianeta sono ancora popolati da legioni di fossili viventi, organismi cioè che hanno superato tutte le crisi e che hanno saputo adattarsi ai continui cambiamenti dell’ambiente, plasmando il loro corpo e le loro funzioni in modo sempre più raffinato. Che non vuol dire necessariamente complesso dal punto di vista strutturale. Perché accanto agli squali, straordinari e perfetti predatori, che hanno alle spalle una storia di 440 milioni di anni, nei mari del pianeta vivono piccoli organismi dal corpo molle come i platelminti ai cui antenati ancestrali la moderna filogenetica assegna il ruolo di progenitori di tutti i gruppi animali oggi esistenti, con l’esclusione di spugne e coralli, ma uomo compreso. 18 Abbiamo digerito a stento l’idea di essere i discendenti di una popolazione di un gruppo di primati, sviluppata da Darwin con la teoria dell’evoluzione delle specie per selezione naturale; ancora più indigesto è pensare che il nostro progenitore più antico è un piccolo verme piatto. Eppure dobbiamo prendere atto che la vita sulla terra è complessità e diversità, che ogni organismo ha un suo spazio, che non ha uno scopo se non quello di tramandare il proprio patrimonio genetico, che tutti gli organismi servono alla vita del pianeta e che, come dice Rita Levi Montalcini, “l’uomo non è il prediletto degli dei, come si riteneva prima di Darwin, ma è responsabile verso se stesso e per se stesso“. In questa responsabilità c’è il privilegio ma anche il dovere della conoscenza e della conservazione del mondo che ci circonda, che non ci appartiene, ma al quale apparteniamo, come condizione prima per il nostro benessere. Il problema della conoscenza della vita nel mare si scontra con difficoltà fisiche e tecnologiche, ma anche con un’impostazione culturale per la quale si conosce ciò che ci serve in qualche modo. E così dell’ambiente marino si sa poco al punto che innumerevoli organismi, comunissimi anche dove si fa il bagno d’estate, non hanno nemmeno un nome comune e le piante vengono scambiate per animali e gli animali per piante.

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